Cara nonna Renza,
sono passati già 3 mesi, da quella sera in cui senza avvisare nessuno te ne sei andata. Lo hai fatto in silenzio, cosa strana dato che la tua voce era inconfondibile e si sentiva a distanza. La magra consolazione è che non abbia sofferto, ma se ti devo dire la verità mi sarebbe piaciuto salutarti meglio e ringraziarti per l’affetto che mi hai sempre dato. Io, il tuo primo nipote di cui andavi molto fiera (forse fin troppo a volte).
Sai, sono passati 3 mesi, possono sembrare tanti, eppure io mica ho ancora capito del tutto che ci ritroveremo solo in paradiso. Spesso quando suona il telefono di casa penso ancora che possa essere tu che vuoi chiedermi come sto o che hai bisogno di una mano per programmare il televisore o per un problema al cellulare.
Non sono ancora riuscito a passare davanti a casa tua, probabilmente perché mi verrebbe spontaneo chiamarti e aspettare che ancora una volta tu esca contenta di vedermi e mi metta la pedana in legno per farmi entrare “Perché quando vieni devi fermarti a farmi un po’ di compagnia a bere almeno un Crodino”.
Chissà se quando ci rincontreremo san Pietro farà un eccezione e lascerà a te il compito di aprirmi la porta…
Scriverò ancora di te, nel frattempo ti mando una “Sbrasolada” (un abbraccione) come dicevi tu, così forte che arrivi fine a te…